Fatture a 28 giorni: l’intervento dell’AGCOM e le sue ripercussioni

Fatture a 28 giorni: l’intervento dell’AGCOM e le sue ripercussioni

Dopo la sentenza del Consiglio di Stato che conferma le disposizioni all’AGCOM, si conclude definitivamente la questione legata all’introduzione di una tredicesima mensilità da parte degli operatori telefonici. La disputa legale si chiude con l’obbligo di rimborso automatico ai clienti costretti al pagamento di bollette da 28 giorni, per porre rimedio all’ingiusto rincaro tariffario che, di fatto, i consumatori hanno subito.

 

Dopo due anni di indagini ed a seguito di diverse denunce, si è conclusa la disputa tra consumatori, ben 12 milioni di utenti, e gestori telefonici riguardo l’introduzione del sistema di bollette a 28 giorni. Questo sistema, adottato da più operatori, implicava sostanzialmente il pagamento di una tredicesima mensilità da parte dei clienti, con ovvie ripercussioni sulle spese legate alla telefonia. Gli operatori coinvolti, ovvero TIM, Vodafone , Fastweb, e Wind Tre sono quindi stati quindi multati dall’Antitrust per la messa in atto di un’intesa anticoncorrenziale nella fase di ritorno delle bollette. Si è infatti parlato della creazione di un vero e proprio “cartello”, che di fatto negava ai consumatori il diritto di scelta dato l’aumento uniforme delle tariffe. Gli operatori coinvolti dovranno ora pagare, per imposizione dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato un’importante cifra come sanzione per quello che è stato definito da Federconsumatori “un comportamento del tutto illegittimo”. L’associazione si è battuta in prima linea contro le compagnie implicate rivolgendosi all’Agcom a seguito di “numerose segnalazioni e lamentele pervenute dagli utenti ormai avviliti delle continue vessazioni” perpetrate dalle compagnie nei confronti dei loro clienti.

La risposta dell’Antitrust a questa pratica commerciale è fondamentale per ribadire la centralità della tutela dei consumatori e punire un comportamento scorretto di aziende nei confronti dei propri abbonati. Come ha infatti sottolineato Federconsumatori questo esito ha un peso non solo per entità delle sanzioni pecuniarie, ma anche nella motivazione che definisce accertata una metodologia di “cartello” da parte delle quattro compagnie implicate.

 

Il sistema di fatturazione a 28 giorni è entrato in vigore in Italia qualche anno fa inizialmente soltanto all’interno del mercato di telefonia fissa, per poi passare anche a quello di telefonia mobile. Dopo l’introduzione di questa pratica, in poche settimane, la quasi totalità degli operatori telefonici vi si era adeguata: questa manovra introduceva così una tredicesima mensilità annua, senza però una parallela riduzione del costo degli abbonamenti, causando quindi un immotivato aumento dei costi relativi alla telefonia fissa e mobile per i consumatori.

In seguito ai provvedimenti dell’AGCOM è stato obbligatoriamente reintrodotto il sistema di fatturazione mensile, non senza frequenti rincari nel prezzo delle tariffe dovute all’adeguamento alla nuova durata del periodo di fatturazione. Ad oggi, quindi, il rinnovo delle offerte di telefonia avviene normalmente su base mensile.

 

Rimaneva però ancora aperta la questione legata ai rimborsi per gli utenti lesi da questa pratica: questa è stata chiarita da una nuova sentenza (00879/2020), del Consiglio di Stato che ha infine respinto il ricorso presentato da Vodafone. I giudici hanno quindi confermato la decisione di AGCOM e la delibera che prevede il diritto di rimborso per tutti i clienti vittime di questa pratica scorretta. I rimborsi per le bollette a 28 giorni dovranno essere accreditati in modo automatico per gli utenti.

Viene così rigettata la proposta dei provider, secondo cui il diritto di rimborso avrebbe dovuto includere soltanto i consumatori che avessero presentato un’esplicita richiesta al proprio operatore.

Appare chiara la volontà di trarre un vantaggio dalla disinformazione dei consumatori sulla questione e dalle difficoltà incontrate nell’inoltrare la richiesta di rimborso; ad oggi, infatti, solo il 5% dei rimborsi dovuti è stato effettivamente erogato ai pochi utenti che ne hanno fatto richiesta.

Con la pubblicazione della sentenza e delle relative motivazioni,  il Consiglio di Stato impone a tutti gli operatori l’avvio di rimborsi di massa per tutti gli utenti coinvolti nella questione.

 

I rimborsi dovuti ai clienti riguarderanno il periodo compreso tra il giugno 2017 e l’aprile del 2018 e la cifra restituita, calcolata dall’operatore stesso, dipenderà ovviamente dal costo dell’abbonamento attivo nel periodo sopracitato. Facendo una stima del rimborso erogato ad ogni cliente di 20-30 Euro e considerando i milioni di clienti coinvolti, si può facilmente immaginare quanto questa sentenza inciderà sulle compagnie, senza considerare l’importo delle multe che, se pur minore rispetto a quello inizialmente previsto, andrà a sommarsi alla spesa legata all’erogazione dei rimborsi: gli operatori pagheranno quindi a caro prezzo la loro scorrettezza nei confronti dei propri clienti.

 

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